La tecnica della cera persa

La tecnica della fusione a cera persa ha radici antichissime.

La troviamo già diffusa ed ampliamente utilizzata nel III secolo a.C., dove vediamo come pioniera proprio la civiltà sarda e poi a seguire quella greca e romana. Ma andando più lontano, è proprio in Indonesia che troviamo l’utilizzo di questa tecnica per la lavorazione del bronzo, già allora il procedimento era il seguente:  si modellava in cera l’oggetto che si voleva riprodurre su un’anima di creta, con la creta stessa si ricopriva il modello di cera, nel quale si praticavano alcuni fori, che servivano per l'introduzione del bronzo fuso. Quando la creta era secca la si induriva con il calore, la cera si liquefaceva e veniva naturalmente eliminata (e da qui il nome di “cera persa”).Quando tutto si raffreddava,  si staccavano l'anima e l'involucro esterno di creta, ottenendo così l'oggetto di bronzo.

Giá allora il procedimento  consisteva  nel creare un modello di cera che si utilizzava per fare uno stampo di argilla. Praticando due fori sullo stampo, uno in alto e uno in basso, si fa uscire la cera scaldandola e si versa del bronzo fuso al suo posto. Se ne ricava un modello identico a quello di cera.

Gli stessi Bronzi di Riace sono stati realizzati con la tecnica della fusione a cera persa, in Sardegna sono ancora presenti gli stampi di statue oggi noti come Giganti di mont’e Prama. Con questa tecnica é stata realizzata anche la porta in bronzo della Chiesa di San Zeno a Verona, ed era prediletta in epoca medievale per la realizzazione delle campane. Ed è proprio a partire dall’epoca medievale che questo metodo di lavorazione cade in disuso, si pensa soprattutto a causa dei suoi costi elevati, ma torna poi in auge in epoca Rinascimentale, anche per la realizzazione di grandi statue come quella di San Giovanni Battista realizzata da Lorenzo Ghiberti risalente al 1412-1416 circa.

Questa tecnica viene tutt’oggi utilizzata in odontoiatria e gioielleria. In quest’ultima si realizza a mano una riproduzione del gioiello che si desidera in cera, in seguito vengono aggiunti i canali di entrata/uscita (sempre in cera) e viene realizzato lo stampo in gesso. Questo stampo (che di solito contiene molti oggetti, disposti a "grappolo" intorno a un canale centrale) viene riscaldato in un forno, in modo che la cera (per questa operazione in genere si porta il forno a 200 °C circa) esca dai canali. Una volta uscita è possibile colare all'interno dello stampo il bronzo. Dopo che il metallo si è solidificato viene rotto il gesso e vengono separati i vari oggetti dal canale centrale tramite l'ausilio di una tronchese o di un seghetto da orafo, vengono inoltre eliminati i canali di entrata/uscita. I gioielli a questo punto possono essere rifiniti tramite lucidatura o altre lavorazioni fino ad ottenere il gioiello finale.

È quindi una tecnica antichissima, che richiede una lunga e precisa lavorazione, e che siamo orgogliosi di continuare a praticare nella realizzazione dei nostri gioielli, pezzi unici frutto di estro creativo e sapienti mani artigiane.